Funghi, camosci e Jovet

Ci siamo, finalmente arriva l’autunno e finalmente posso pensare di salire sulla cima dello Jovet senza dover affrontare una giungla amazzonica che si crea durante l’estate. Gli ultimi 500 metri di salita sono fuori sentiero e, a dirla tutta, anche i precedenti 500 metri sono da percorrere in un sentiero CAI dismesso. Insomma meglio salirci quando la vegetazione non è al massimo della crescita.

Mi trovo a Saletto con Umberto e siamo daccordo che la salita la faremo insieme fino al punto in cui parte la traccia fuori sentiero per la cima. A quel punto io proseguo da solo per poi decollare dallo Jovet e Umberto scende a piedi. 
Inizamo a camminare e dopo il paesino di Chiout Cali scendiamo verso il Rio Sbrici. Qui piccola deviazione per ammirare la Cascata di Chiout Cali, una stupenda e nascosta cascata visitata da pochissimi nonostante sia inserita nel giro delle 13 cascate del Comune di Chiusaforte. Proseguiamo il cammino ed iniziamo a trovare numerosi e freschi funghi di cui molti commestibili. Umberto mi spiega come riconoscre i sanguinelli, gli steccherini dorati, i laricini e i chiodini. Ce ne sono proprio tanti e a ritorno Umberto si è preso l’incarico di fare un po’ di raccolta per un risotto. Ottimo.

Arrivati a Patocco ci facciamo un giretto per il paese. Un posto davvero particolare dove tutto è in ordine, ci abita una sola persona e un artista ha pensato di installarci anche un totem. Ad essere sincero, io a Patocco mi ci trasferirei davvero molto volentieri, magari è un po’ isolato, ma penso che mi ci troverei bene come anche in altri paesi della bella Raccolana.

Ora iniziamo a percorrere l’ex sentiero CAI 620, fatto da Umberto fino ai Piani del Montasio con la eBike prima che un incendio (luglio-agosto 2013) sconvolgesse completamente il paesaggio. Dove prima c’era un bellissimo bosco di conifere, ora ci sono alberi caduti ovunque e spesso ci troviamo costretti a salirci sopra per continuare il viaggio. Povera Raccolana! Le ferite di questo enorme incendio si faranno sentire ancora per molto tempo anche se giovani piante stanno piano piano crescendo. 

Saliamo e il vento si fa un po’ troppo rafficato da nord, ma soprattutto mi viene più voglia di continuare la ricerca di funghi che andare da solo a volare. No, oggi non si vola, sarà per la prossima giornata. Passiamo davanti all’incrocio con la pista che conduce alla vetta dello Jovet e da qui ridiscendo insieme ad Umberto. Veniamo premiati dallo scoprire anche i preziosi finferli con cui, in serata, ci facciamo uno spettacolare risottino. 

Passano circa 10 giorni ed eccomi di nuovo a Saletto con Loris e Alessandro (detto il Pera), pronti per affrontare i 1300 metri di dislivello per la cima dello Jovet. Questa volta la musica cambia e il bello e tranquillo incedere avuto con Umberto, viene trasformato in un veloce andare e ogni piccola deviazione mi viene prontamente fatta notare…. “Dove stiamo andando, non vedi che di qui si allunga?”…. “Perchè giriamo per Patocco? Dai su che la nostra meta è un’altra”. UFFA CHE SCATOLE! A me piace andare in montagna un po’ veloce, ma se devo fare un percorso relativamente breve, mi piace anche fermarmi, chiaccherare, fare qualche deviazione. Vabbè, oggi va così e poi capisco benissimo che stanno scherzando con me e che neppure loro hanno premura.

Facciamo velocemente i primi 800 metri di dislivello, alla metà del tempo impiegato pochi giorni prima e iniziamo a salire la ripidissima parte finale che ci condurrà alla cima dello Jovet. La strada la so a memoria, ma so anche che Loris si diverte molto in questi percorsi, dove si deve aguzzare la vista e dove si devono cercare le tracce che indicano i passaggi corretti. Lo lascio andare avanti e oltre che divertirsi, vedo che ha anche molto intuito e quasi sempre riesce a trovare la via senza problemi. Il percorso non è banale e nonostante sia stato un po’ ripulito, resta sempre un posto adatto a chi cammina spesso nel ripido e nei terreni sdruciolevoli.

Arriviamo in vista della cima e qui il bosco lascia lo spazio ad un paesaggio di aridi prati disseminati da rocce. Spesso qui si vedono camosci e stambecchi che condividono la stessa area, ma oggi non ne vediamo alcuno o almeno non mentre camminiamo. Solo alcune aquile reali volteggiano sopra di noi insieme agli immancabili grifoni e corvi.

 

Sulla vetta “sistemiamo un po’ il decollo” e subito apriamo le nostre velette. Come quasi sempre capita parte Loris per primo, seguito dal Pera; entrambi partono benissimo e, dopo aver fatto quota, volano verso il Montasio. Ora tocca a me decollare e sono solo. Io adoro questo momento in cui il silenzio circonda i preparativi. Tutto risuona piacevolmente in me. Devo concentrarmi parecchio e non posso concedermi il lusso di sbagliare visto che nessuno può darmi un aiuto. La veletta trova giusto lo spazio fra due grandi rocce e davanti a me lo spazio per decollare è limitato. Faccio un pre-gonfiaggio e una potente raffica mi lancia la semiala destra su di una roccia. Non faccio danni e con la dovuta attenzione, sistemo la veletta per un decollo fronte vento. Traziono gli elevatori anteriori, la vela si gonfia in modo potente e in un attimo mi trovo sollevato da terra. Bene così.

In volo non trovo le stesse condizioni dei miei compagni, ma piano piano riesco a guadagnare quota e a portarmi sopra  il Pian de la Cjavile e alla Forca della Puartate. Posti per me epici dove spero di poterci tornare in un prossimo futuro. In lontananza, vedo una vela ad alta quota in zona Pizzo Viene e qui purtroppo commetto un errore. Per raggiungerla velocemente, lascio le piccole ma sicure correnti ascensionali fin qui trovate e mi dirigo verso est. Da questo momento non faccio che iniziare una lenta ma costante discesa fino a Saletto dove atterro senza alcuna difficoltà. Peccato perchè con un po’ di pazienza sarei potuto arrivare anche io fino ai Piani del Montasio, come hanno fatto Loris ed il Pera. Dopo alcuni minuti, li vedo rientrare dal Montasio e con loro ci sono anche Giova ed Andrea che però sono decollati da Gemona. Per essere metà ottobre davvero un giornata stupenda per il volo e non solo!

 

 

Traccia del volo

Scarica Traccia

basecumulo

Funghi, camosci e Jovet

Difficoltà decollo H&F

Difficolta' 2+
Legenda difficoltà »

Possibili decolli

Cima dello Jovet molto tecnica con poche possibilità di errore. Molte rocce. Decollo da utilizzare solo in presenza di buon vento. Ci sono decolli possibili lungo la parte finale della salita a poche decine di metri dalla cima stessa. Più semplici e con possibilità di non farsi male in caso di falsa partenza.

Possibili atterraggi

Si può atterrare sia a Saletto in un grande prato che a Chiusaforte (nei pressi di Villanova).

Parcheggio

Nei pressi dell’atterraggio di Saletto, vicino al cimitero.

Quota minima: 530mt
Quota massima: 1814mt

Da Saletto a Chiout Cali, da qui a Patocco per poi prendere l’ex CAI 620. Si sale fino ad una panchina e qui inizia un traverso in direzione ovest per circa un chilometro. Prestare attenzione ad una scritta “Jovet” e a dei bollini rossi. Seguire i bolli rossi e i segni presenti sugli alberi fino alla vetta. CONSIGLIO VIVAMENTE DI SCARICARE LA TRACCIA GPX DISPONIBILE IN QUESTA PAGINA.

 

Coordinate decollo: 46.4211, 13.3486
Coordinate atterraggio: 46.4038, 13.3798

A proposito delle informazioni tecniche di questo articolo.. leggi il disclaimer!

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