Monte Pleros

Ci sono dei luoghi diversi, dei luoghi speciali, non più belli o più rinomati, semplicemente dei luoghi a cui siamo particolarmente legati, dei luoghi in cui ci sentiamo a casa e che sentiamo nostri, ognuno di noi ne ha uno. Il monte Pleros è senz’altro il mio, è la montagna dietro casa, la montagna che mi ha fatto conoscere la montagna, li ho mosso i primi passi da piccolo e nel corso degli anni anche le prime salite di scialpinismo, le prime arrampicate, e le prime curve di sci ripido. E’un posto che fino ai vent’anni ho frequentato più delle mura domestiche, una specie di parco giochi dove c’era sempre qualcosa da fare e da divertirsi. Solo dopo aver finito le scuole e aver guadagnato un po’ di autonomia economica e di movimento, ho abbandonato quel luogo e sono andato a conoscere altre montagne, le Dolomiti, le Giulie, i Tauri.

E’un po’ difficile da comprendere come il Pleros sia un luogo praticamente sconosciuto al mondo dell’alpinismo e dello scialpinismo, eppure io ci trovavo sempre qualcosa di nuovo da fare, mi basatava guardare e immaginare, e una linea di discesa o di salita c’era sempre. Sarà che dopo un pò inizi a guardare più attentamente e più all’interno, e ti accorgi di quello che hai sempre avuto sotto al naso ma che con l’occhio superficiale non avresti mai visto. Come nel caso della nord delle Crete di Chiampizzulon, tutt’ora irripetuta, che scesi con gli sci a 17 anni, al pomeriggio dopo la scuola, di nascosto dai miei genitori, con un paio di piccozze che mi ero costruito appositamente per l’occasione. O come la fessura sulla parete nord del Pleros scalata assieme al mio amico Alex, ora rinomata Guida Alpina. Alex lavorava nella pizzeria di suo papà e nei weekend era libero solo la mattina presto, per aprire quella via abbiamo fatto diversi finesettimana alzandoci alle 3 di mattina per trovarci sotto alla parete alle prime luci dell’alba e poter salire qualche decina di metri per volta nelle poche ore utili di cui disponevamo. Le difficoltà non erano mai sotto il VII e al termine di ogni giornata ci calavamo da improbabili soste che attrezzavamo talvolta a colpi di martello e punteruolo quando la roccia non si lasciava chiodare. Ci arrendemmo di fronte all’ultima fessura per mancanza di attrezzatura, o meglio per mancanza di fondi per acquistarla, visto che ci sarebbe servito un costosissimo set di maxi friends stile Yosemite.

Poi i tempi passano, le cose cambiano, a volte si ritorna, e magari con altri obiettivi. Perchè certo, il Pleros non quel genere di montagna che si presta morfologicamente a un decollo in parapendio, però è li, e almeno un tentativo va fatto. Per l’indomani le previsioni non sono molto chiare, una di quelle giornate indecifrabili dove la differenza tra il poter fare tutto e il non poter fare niente è veramente minima, una di quelle giornate dove non ti sbilanci a fare programmi, quindi la giornata giusta per fare un tentativo al Pleros. Giova è subito entusiasta dell’idea, e allora via, mal che vada sarà una splendida escursione. Partiamo attrezzati con equipaggiamento invernale, quasi tutta la salita sarà su neve. Le condizioni meteo sembrano ideali, parzialmete soleggiato e un debole vento da nord ovest, l’entusiasmo aumenta. Gli scorci panoramici non mancano, con i tipici contrasti dei colori primaverili, il verde acceso del fondovalle, il marrone delle quote medie e più in alto il bianco della neve. Dopo circa un’ora di facile sentiero calziamo i ramponi e iniziamo a salire il ripido nevaio sotto le pareti nord della Creta della Fuina in direzione del canalone obliquo che scende dalla Forcella del Pleros. La neve rigelata forma una sottile crosta superficiale segno di temperature altalenanti sopra e sotto lo zero.

Superato il ripido canalone obliquo siamo in prossimità della forcella dove iniziamo a guardarci attorno alla ricerca di un possibile punto di decollo, data la morfologia escludo si possa decollare dalla cima. Ne individuiamo uno più in alto, sulla cresta che porta in vetta, ripido e dal fondo nevoso, esposto sopra un’alta parete, ma con un comodo ripiano su cui poter stendere le vele e con vento perfetto in quanto a direzione e intensità. Percorriamo ancora un centinaio di metri e finalmente siamo in cima. Non consideriamo nemmeno un eventuale decollo da li, perchè semplicemente non è possibile, così dopo una breve pausa ristoratrice, ridiscendiamo al decollo precedentemente individuato. Notiamo però che nel frattempo il vento è drasticamente diminuito e le raffiche utili a gonfiare la vela sono sempre più deboli e rare. Tocca a Giova l’onore e l’onere del primo decollo. La conformazione del posto obbliga a un decollo alla francese, quindi alla necessità di avere un minimo di vento frontale, ma il vento non c’è. Le deboli raffiche hanno durata troppo breve e sono molto distanziate tra loro, ogni tanto permettono di gonfiare la vela ma non garantiscono ancora un decollo in sicurezza. Nel frattempo inizia anche a nevicare e fa molto freddo. Dopo circa un’ora e mezza finalmente arriva la ventata giusta e Giova si fa trovare preparato, vela sopra la testa, due passi e via, in un attimo è in aria tra le nebbie che salgono dal fondovalle.

090 - A metà tra la nebbia e la preoccupazione 15-mag-2016 10-11 1244x900.44

Ora tocca a me, ma la situazione sembra essere peggiorata ulteriormente, non ce più alcun movimento di aria, attendo invano per un’altra ora e mezza, di tanto in tanto sento Giova via radio che nel frattempo è atterrato nei prati di Piani di Vas. A questo punto inizio a considerare l’opzione di piegare tutto e scendere a piedi, ma prima voglio dare un occhio più in alto, verso la cima, magari mi è sfuggito qualcosa, magari un punto adatto c’è, magari sul lato sud dove a quest’ora sicuramente c’è qualche movimento termico. Raggiungo di nuovo la cima e noto che nonostante il soleggiamento non c’è alcun movimento d’aria se non qualche bavetta quasi impercettibile, molto strano per essere in primavera con una buona instabilità e su una cima che innesca sempre una termica. Di buono c’è, che contrariamente a quanto valutato precedentemente, una possibilità di decollare dalla cima ci sarebbe. Ho una vela molto piccola che occupa pochissimo spazio e che con un po’ di fantasia riesco più o meno a stendere, ma senza vento rimane comunque impossibile decollare. Ad un certo punto noto dei cumuli salire dal versante nord e dirigersi con una certa velocità verso di me, questo significa che sta arrivando del vento da nord, devo assolutamente cambiare posto e trovare velocemente un punto oltre la cresta. La necessità fa miracoli, e guardare più attentamente ti fa vedere quello che era sotto il tuo naso ma che con l’occhio distratto non avresti mai visto. Lo spazio e meno che minimo, il vuoto sotto ai piedi molto, ma ora c’è il vento e mi sento stranamente tranquillo e concentrato, arriva la raffica giusta, vela sopra la testa, un passo e via.

 

erosplume

Hike & Fly Monte Pleros

Difficoltà decollo H&F

Difficolta' 2+
Legenda difficoltà »

Possibili decolli

Sulla cresta Ovest, un centinaio di metri sotto la cima, in direzione Nord-Ovest. Ottimo terrazzo sotto un grosso masso, ove è possibile stendere la vela e gonfiare comodamente. Nel nostro caso il terreno era completamente coperto di neve, in assenza di neve la valutazione potrebbe essere diversa.

Dalla cima è stato possibile decollare verso nord con vela di metratura ridotta (speedriding), con vele più grandi non sarebbe possibile per mancanza di spazio. Caratteristiche analoghe per il lato sud della cima, nel caso di venti meridionali. In entrambi i casi spazio minimo, forte pendenza e esposizione.

Probabilmente altri punti adatti al decollo si possono trovare più in basso sempre in prossimità della cresta Ovest o sul suo lato meridionale nel tratto compreso tra la cima e la Forcella del Pleros.

Possibili atterraggi

Ottimi spazi di atterraggio presso i Piani di Vas, punto di partenza e arrivo dell’escursione.

Parcheggio

Presso i Piani di Vas, ampio parcheggio.

Quota minima: 1300mt
Quota massima: 2314mt

sentiero 227 per Malga Tuglia, poi traccia segnalata a bollini rossi.

Coordinate decollo: 46.5508, 12.7788
Coordinate atterraggio: 46.5543, 12.8104

A proposito delle informazioni tecniche di questo articolo.. leggi il disclaimer!

Leave a Reply

Your email address will not be published. Required fields are marked *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.