Plume è deciso a provare tutti i possibili decolli accanto alla sua Rigolato, per cui niente di strano se ci troviamo a salire un’altra cima del comprensorio a nord di Sappada, il Monte Chiadin. Già ne avevamo discusso salendo in Peralba, e, planandoci a fianco qualche settimana fa, avevamo potuto considerare che i molti prati che formano la cresta del Chiadin potevano essere buoni decolli per una futura uscita.
Parcheggiamo a Piani di Luzza a fianco di un laghetto ghiacciato, sulla strada che dalla principale porta alle colonie del paese, meta di settimane verdi e bianche di molte scolaresche del Friuli. Il cielo si presenta coperto da strati piuttosto alti di umidità che filtrano il sole, che non può far altro che capolino per brevi momenti durante l’intera giornata; la temperatura è quindi finalmente fredda rispetto al periodo appena passato, oggi riconosciamo che finalmente è gennaio! Non importa, la bellissima serie di avventure in maniche corte delle scorse settimane, e la previsione meteo di neve nei prossimi giorni, ci hanno dato sufficiente convinzione per affrontare e goderci questa nuova salita.
Posizioniamo la manichetta nel grande prato che si trova subito sotto alle colonie, sgombro di difficoltà tranne che per degli alberi in un angolo e di due-tre lampioni di illuminazione del prato stesso, ostacoli che comunque non riteniamo per noi assolutamente problematici per un atterraggio in sicurezza: il prato è molto lungo sia proveniendo in volo da Sappada che dalla parte opposta. Osserviamo anche la presenza di un cavo elettrico a ovest del prato, ma non interferisce con l’avvicinamento.
Iniziamo quindi il percorso seguendo la strada asfaltata che conduce alle Staipe sopra Luzza, per poi infilarci in uno sterrato che termina nel sentiero CAI 139, in un ambiente invernale ma senza neve, con una marea di foglie secche a terra che producono rumore mentre attraversiamo i pendii scoscesi che riempiono la prima ora di salita dentro il bosco.
Raggiungendo un tratto pianeggiante dove il bosco si dirada, iniziamo a considerare con più attenzione i possibili decolli lassù sulla cresta; da sotto sembra tutto molto pendente. Dai racconti di Plume non sappiamo da dove altri camminvolatori siano già decollati negli anni scorsi; certo è che qualche pionere del volo c’è già stato, con attrezzature sicuramente meno leggere delle nostre! E la salita “vertical” che addentiamo anche in questa occasione non è delle più semplici, non lascia mai un momento di tranquillità, complici le foglie che fanno scivolare il passo. Plume conia il detto di salita “slot machine”, un din-din-din di numeri che salgono – la quota che stiamo guadagnando – senza tregua.
Sempre da Plume, sappiamo che questa salita è l’escursione scelta dai capigruppo alpini giovanili locali durante i raduni internazionali, per mostrare al mondo esterno cosa significa Carnia.. Ma per fortuna il terreno diventa così verticale da non permettere più il taglio perpendicolare delle linee di quota, e il sentiero si adagia – pur senza mai smettere di salire – in tornanti, sul fianco delle ultime decine di metri di prato e mughi che ci separano dalla cima.
Valutiamo il vento: a tratti proviene da ovest, che è il vento meteo previsto, a tratti è assente. Il pendio regala belle folate dritte che ci fanno pensare che il decollo potrebbe essere comunque possibile! In poco più di due ore dalla macchina siamo in cima, ci scambiamo il “Berg Heil” imparato da poco, e decidiamo il da farsi. Da dove siamo adesso c’è scarsa possibilità di manovra in decollo, nonostante valutiamo sia possibile, mentre a poche decine di metri ad est, sempre sulla cresta, il pendio sembra essere più dolce, con orientamento sud-ovest, perfetto per la brezza prevalente. Un ultimo sguardo al Peralba verso nord e al resto delle catene tutto intorno e ci spostiamo verso il prato prescelto.
Denis ed io ci fermiamo su un tratto poco pendente, mentre Plume sceglie la cima della cresta; prepariamo l’attrezzatura e decidiamo l’ordine di decollo. Aprendo le vele, queste vengono a momenti spinte verso il basso e arrotolate da soffi di nord ovest, causando disappunto e improperi vari. Riesco ad approfittare di una delle brevi folate di vento dritto per gonfiare la vela, controllo velocemente i cordini, mi giro e in quattro passi sono in aria! Urlo di rito, e mi impegno ad effettuare una divertente discesa controllata; con qualche virata stretta e passaggi rasente al pendio cercando un po’ di sollevamento dinamico oggi purtroppo inesistente, scavalco i grandi prati della cresta e affianco una parete rocciosa verticale che poi lascia spazio a canali detritici e coni ghiaiosi, subito sopra i boschi a nord di Piani di Luzza. La planata è brevissima, faccio giusto in tempo a provare qualche accenno di wingover ed un twist che mi trovo ad avvisare via radio i compagni ancora in decollo del probabile vento in atterraggio. La manichetta mi risulta invisibile dalla verticale su cui mi trovo per cui ipotizzo un nullo, ed atterro da est ad ovest, passando esattamente al centro di due bassi lampioni distanti tra loro una ventina di metri!
Sono a terra, confermo l’arrivo e riapro la vela disponendola nella direzione delle brevi sbuffate di ovest, per indicare più chiaramente la direzione di atterraggio migliore a chi seguirà.
Attendo qualche minuto, in decollo Eros proverà più volte a decollare nei momenti di leggero sud-ovest, fino ad iniziare la sua discesa velocissima, seguito a ruota nello stesso ciclo d’aria da Denis. Eros atterra anche lui tra i lampioni, mentre Denis attraversa altissimo – rispetto al nostro tasso di caduta con le vele piccole – la vallata, per dare un’occhiata alle pareti nord del Monte Cimon; ma anche lui deve arrendersi alla mancanza di aria ascendente e atterra preciso ed elegante nello stesso nostro punto.
Ripieghiamo veloci le vele con le mani congelate nonostante la brevità volo, e completiamo la giornata con un pasto caldo in un buon locale di Forni Avoltri; domani nevicherà, dicono le previsioni, ma il sole che ora illumina qualche cima ci fa presagire nuove avventure nelle prossime settimane.
Hike & Fly Monte Chiadin
Difficoltà decollo H&FPossibili decolliBuona parte dei prati che si trovano sotto la cresta del Chiadin si prestano a decolli con venti da ovest, sud-ovest e sud.
Possibili atterraggiNel prato sottostante le colonie di Piani di Luzza c’è un buon corridoio che permette l’atterraggio in sicurezza sia proveniendo da ovest che da est.
Attenzione ai bassi lampioni che illuminano il prato.
Eventualmente è possibile atterrare a Forni Avoltri o a Sappada, distanti in maniera uguale dalla cima.Quota minima: 1050mt
Quota massima: 2220mtSentieri CAI 139 e 174; esiste anche la salita da Forni Avoltri (CAI 168) che prevede però dei passaggi in cresta.
Eventualmente, il sentiero ancora più corto parte dal Rifugio Piani del Cristo, che si collega al 174.Coordinate decollo: 46.5966, 12.7400
Coordinate atterraggio: 46.5788, 12.7566A proposito delle informazioni tecniche di questo articolo.. leggi il disclaimer!